🟩 Omelia XXIII Domenica del T.O.

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Dal Vangelo secondo Luca 14,25-33

In quel tempo, una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro:

«Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo.

Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo.

Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: “Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro”.

Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace.

Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo». 



La Colletta che abbiamo pregato riassume mirabilmente la vita cristiana: cercare Dio con cuore sincero, ricevere la sapienza dello Spirito, diventare discepoli di Cristo vivendo il Vangelo della Croce.

Da qui sorgono domande decisive:

Cerco davvero il Signore? 

Credo che Egli desideri farsi conoscere da ogni uomo? 

Voglio essere discepolo di Cristo o del mio io, o di chi promette illusioni?

La Scrittura ci ricorda che non bastano i nostri sforzi: senza la rivelazione di Dio restiamo incapaci di accedere alle cose del cielo.

E Dio si è rivelato facendosi uomo: bambino a Betlemme, crocifisso per amore. 

Meditando questi misteri comprendiamo che la vita dell’uomo è fragile come un soffio, ma nello Spirito può partecipare della vita stessa di Dio. 

Il Salmo 89 ci invita a contare i giorni per acquistare un cuore saggio.

Il Vangelo ci provoca: sembra togliere affetti e beni, ma in realtà Gesù ci dice che solo mettendo Lui al primo posto possiamo amare in modo vero, libero e non egoistico. 

Dio non ci toglie, ci dona: vuole essere il centro della nostra vita perché attraverso di noi l’amore raggiunga tutti. 

Questa è la vera rivoluzione cristiana: non cambiare gli altri, ma il nostro cuore.

Essere discepoli non è conquista personale, ma dono di grazia per chi lo desidera e lo chiede con perseveranza. 

Senza Cristo siamo perduti; con Lui diventiamo liberi e capaci di relazioni autentiche. 

La vita cristiana è una lotta interiore, una battaglia del cuore, dove la Parola di Dio ci porta dentro di noi per trasformarci e farci partecipi del Regno.

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