☀️ Omelia XX Domenica del T.O. (2° giorno Triduo di S. Giuseppe)

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Dal Vangelo secondo Luca 12,49-53

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:

«Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso! Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto!

Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione. D’ora innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone, saranno divisi tre contro due e due contro tre; si divideranno padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera».


Fratelli e sorelle, siamo entrati nel 2° giorno del Triduo in onore di San Giuseppe, dopo la Quindicina che abbiamo vissuto, e oggi la Liturgia ci offre parole forti. 

Nella Prima Lettura vediamo Geremia perseguitato solo perché annuncia la Parola del Signore: il profeta è scomodo, dice ciò che non vogliamo sentire. 

Ma non può tacere: ha ascoltato Dio e la sua vita è stata trasformata.

E noi? 

Ascoltiamo la Parola? 

Lasciamo che cambi la nostra vita, anche se costa sacrificio? 

O preferiamo il dolce sonno spirituale, accontentandoci di salute, pace in famiglia e qualche sicurezza materiale? 

Se confidiamo solo in questo, auguri… anzi condoglianze!

Il Salmo ci ricorda che il Signore si china su chi grida a Lui.

Senza familiarità con Dio, come e cosapossiamo sperare nel momento della prova? 

Solo una relazione viva ci salva. 

La Lettera agli Ebrei ci invita a guardare ai testimoni della fede, da Abramo fino a Maria e Giuseppe. 

Non basta spolverare le statue: bisogna imitare i Santi.

La nostra corsa va vissuta con lo sguardo fisso su Gesù.

Nel Vangelo Gesù dice di essere venuto a portare fuoco e divisione: non per creare liti, ma perché la sua Parola brucia e scuote. 

Non è un tranquillante, ma forza che ci mette in cammino. 

Amare chi ci ama è facile; il cristianesimo invece ci chiama ad amare persino chi ci odia.

San Giuseppe ha vissuto fidandosi di Dio nelle prove, trovando in Gesù la forza di andare avanti. 

Anche noi, uniti a Cristo, possiamo trasformare il dolore in grazia e vedere nascere miracoli inattesi.

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