☀️ Omelia Venerdì XVIII Settimana T.O.

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Dal Vangelo secondo Matteo                                                                                             16,24-28

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:

«Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà.

Infatti quale vantaggio avrà un uomo se guadagnerà il mondo intero, ma perderà la propria vita?

O che cosa un uomo potrà dare in cambio della propria vita?

Perché il Figlio dell'uomo sta per venire nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e allora renderà a ciascuno secondo le sue azioni.

In verità io vi dico: vi sono alcuni tra i presenti che non moriranno, prima di aver visto venire il Figlio dell'uomo con il suo regno».


Il Deuteronomio ci invita a fare memoria dei prodigi che il Signore ha operato nella nostra vita, antidoto alle lamentele che spesso riempiono le nostre “biblioteche interiori”. 

Dio ci ha scelti, ci ama e ci considera preziosi: basta crederci e vivere di conseguenza. 

In questa Quindicina, aiutati da Maria, San Giuseppe e i santi, ricordiamo il bene ricevuto: seguire il Signore è fonte di felicità e benedizione.

Il Salmo ci esorta: “Ricordo i prodigi del Signore… medito le tue opere”. 

Come Maria nel Magnificat, lodiamo Dio anche per ciò che farà.

Nel Vangelo, Gesù ci invita: “Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua”. 

Rinnegare se stessi significa uscire dall’egoismo, accettare la propria vita con gioie e dolori e seguirlo. 

Non è masochismo: con Gesù la croce diventa portabile.

La logica evangelica è rivoluzionaria: “Chi vorrà salvare la propria vita la perderà, ma chi la perderà per causa mia la troverà”. 

È donando la vita che si riceve, come sperimentano tanti nel servizio: più si dà, più si riceve.

Che serve guadagnare il mondo intero e perdere la vita? 

Ogni giorno scegliamo come spenderla, sapendo che la sorte del Maestro è quella del discepolo: prima la croce, poi la gloria. 

Con Gesù, la croce da patibolo diventa albero di frutti nuovi.

Viviamo questa Quindicina con gioia, sapendo che alla fine il Signore vuole donarci se stesso. 

Non c’è ricompensa più grande.4

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