🟩☀️ OMELIA XVIII DOMENICA DEL T.O.

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Dal Vangelo secondo Luca                                                                                             12,13-21

In quel tempo, uno della folla disse a Gesù: «Maestro, di’ a mio fratello che divida con me l’eredità». Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?».

E disse loro: «Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede».

Poi disse loro una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante.

Egli ragionava tra sé: “Che farò, poiché non ho dove mettere i miei raccolti? Farò così – disse –: demolirò i miei magazzini e ne costruirò altri più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; ripòsati, mangia, bevi e divèrtiti!”. Ma Dio gli disse: “Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita.

E quello che hai preparato, di chi sarà?”. Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio». 



Fratelli e sorelle, questa parola del Vangelo è così chiara che non avrebbe nemmeno bisogno di commenti. 

Basta ascoltarla e lasciarla lavorare dentro di noi. 

Non basta dire “che bella parola” o “che bravo predicatore”: la Parola deve toccarci, provocare in noi una conversione. 

Senza conversione, tutto è vanità, come dice Qoèlet.

Gesù ci chiede: qual è il tuo tesoro? 

Perché là dove è il tuo tesoro, sarà anche il tuo cuore. 

Qual è il nostro rapporto con le ricchezze? 

Non solo materiali, ma anche affettive, emotive, relazionali. 

Gesù ci invita a mettere tutto in relazione. 

Alla fine, che resterà della nostra vita? 

Le relazioni vissute, non i beni accumulati.


Nella parabola, il ricco accumula beni per sé, invita persino la sua anima a godere di questi beni, dimenticando che l’anima è fatta per Dio.

Questo è il materialismo di oggi: vivere come se non ci fosse altro che il presente, mangiare e bere, e poi morire. 

Ma la felicità vera viene da un cuore abitato da Dio, non da beni che passano.


Gesù non ha lasciato nulla di materiale, eppure ci ha donato tutto. 

Come lui, anche Maria e Giuseppe hanno detto “sì” alla volontà di Dio. 

La vera devozione non è accarezzare statue, ma imitare il loro esempio.

Chiediamoci allora: cosa resterà di noi? 

Dove abbiamo messo il nostro cuore?


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