⬜️✨ OMELIA SANTISSIMO CORPO E SANGUE DI CRISTO
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Dal Vangelo secondo Luca 9,11b-17
In quel tempo, Gesù prese a parlare alle folle del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure.
Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: «Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta».
Gesù disse loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Ma essi risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente». C’erano infatti circa cinquemila uomini.
Egli disse ai suoi discepoli: «Fateli sedere a gruppi di cinquanta circa». Fecero così e li fecero sedere tutti quanti.
Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla.
Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste.
Ahimè, la solennità del Santissimo Corpo e Sangue del Signore, per molti, si riduce alla sola processione del Corpus Domini.
Ma questa è la festa delle feste, il dono dei doni.
Qui convergono Natale e Pasqua: Gesù che si fa cibo nella mangiatoia, e Gesù che si dona sulla croce.
Passeggiando in sacrestia, ho notato due quadri: la Natività e la Deposizione.
Maria tiene Gesù tra le braccia, da neonato e da morto.
Ecco il Corpo donato per amore, lo stesso Corpo che riceviamo nell’Eucaristia.
San Paolo, nella seconda lettura, ci dona il racconto più antico dell’Ultima Cena: “Questo è il mio corpo… questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue”.
Gesù, tradito e abbandonato, celebra la sua morte come dono.
E ci chiede di fare memoria di Lui, non solo con riti, ma nella vita.
Nel Vangelo, il miracolo dei pani e dei pesci rivela l’Eucaristia vissuta: il poco condiviso diventa tanto.
Gesù prende, benedice, spezza e dona.
Così anche noi, se ci fidiamo di Lui, possiamo sfamare il mondo.
L’Eucaristia è un invito a donarci, come Gesù, a vivere una liturgia che trasforma.
Non basta esserne devoti, dobbiamo esserne innamorati.
E concludo con la benedizione di Melchìsedek:
“Siate benedetti dal Dio Altissimo, creatore del cielo e della terra. Egli vi doni amore, pace, gioia, e la grazia di fare della vostra vita un dono per gli altri.”
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