🟩 OMELIA XIV DOMENICA DEL T.O.

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Dal Vangelo secondo Marco
Mc 6, 1-6

In quel tempo, Gesù venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono.
Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo.
Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità.
Gesù percorreva i villaggi dintorno, insegnando

Fratelli e sorelle, 

c’è una sorta di esorcismo che Gesù deve fare continuamente nei nostri confronti. 

E fa questo attraverso l’annuncio della sua Parola, attraverso l’insegnamento, l’ammaestramento, la buona notizia del Vangelo, del Regno che viene nella sua Persona, perché noi ci possiamo convertire.

 

Perché la nostra situazione è uguale a quella degli abitanti di Nazareth. Pensateci un po’... Quelli di Nazareth l’avevano visto crescere, per circa trent’anni è stato in mezzo a loro. Gesù era un uomo in mezzo agli uomini. Un uomo che faceva la vita come ogni altro uomo. 

 

Quando lui si manifesta a Cafarnao e inizia a girare la voce che c’è un profeta potente in parole e in opere, i parenti vanno a Cafarnao e dicevano è fuori di sé e lo vanno a chiamare per dire torna a Nazareth. Ma Gesù torna a casa con una nuova famiglia che non passa dal sangue, ma una famiglia donata da Dio nello Spirito.

I suoi concittadini, i suoi coetanei, i suoi parenti si scandalizzano. Gesù li ha feriti col suo modo di parlare e di operare perché andava fuori dagli schemi, destabilizzando l’ordine pubblico. Nazareth era un villaggio chiuso, refrattario a ogni novità, compresa quella portata da Gesù. 

 

Noi siamo come i Nazaretani: cristiani cattolici di lunga data, convinti di sapere chi è Gesù. Questo è il problema: se Gesù non ci scandalizza, se non travolge le nostre convinzioni e preconvinzioni, non andremo da nessuna parte.

 

La nostra religiosità diventa uno slogan. Gesù deve stravolgerci, ferirci, scandalizzarci, perché Lui è il Figlio di Dio fatto uomo, il Messia, la Vita nella nostra vita. Gesù è venuto a riconciliarci nel profondo, a fare pace con noi stessi e con gli altri, come dice Paolo: Lui è la nostra pace. 

 

Bisogna passare attraverso quello scandalo. Gesù va incontro a tutti, annunciando la Buona Notizia. Si stupisce del rifiuto, ma riconosce che la vera gloria è solo in Dio Padre. Noi possiamo fare esperienza della potenza di Dio nella nostra debolezza e povertà.


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