🟩 OMELIA XV DOMENICA DEL T.O.
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Dal Vangelo secondo Luca 10,25-37
In quel tempo, un dottore della Legge si alzò per mettere alla prova Gesù e chiese: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?». Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?». Costui rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso». Gli disse: «Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai».
Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è mio prossimo?». Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gèrico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. Anche un levìta, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all’albergatore, dicendo: “Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno”. Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?». Quello rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va’ e anche tu fa’ così».
La parabola del buon samaritano non è questione di sforzi o tecniche, ma di lasciar agire lo Spirito nel nostro cuore.
È ciò che ci dice anche il Deuteronomio: non si tratta di norme esterne, ma di una legge interiore, scritta nel cuore.
Purtroppo, spesso riduciamo il cristianesimo a regole, premi, abitudini.
Ma capite?
È molto di più: è conversione quotidiana, è desiderio vivo di cambiare, non di sentirsi “a posto” mentre gli altri dovrebbero cambiare.
Per questo siamo qui: per convertirci.
La Messa è preparazione del cuore, non una questione di “validità”.
I riti iniziali scaldano il cuore, ci rendono vigili all’ascolto della Parola.
E tutto nasce dall’incontro con Gesù.
L’Eucaristia non è calcoli o meriti, è accogliere Gesù che vuole abitare in noi.
E poi il papa: va amato, pregato, ascoltato.
È il “dolce Cristo in terra”.
Chi accetta questo compito lo fa per amore, non per carriera.
Il buon samaritano è Gesù, che si piega sull’umanità ferita e si dona fino all’ultima goccia di sangue.
Ma anche il malcapitato è Gesù, che ci chiede di prenderci cura di Lui nei più piccoli.
È Lui anche il locandiere.
È sempre Gesù.
Ecco il vero peccato: non amare abbastanza Gesù.
Come diceva San Francesco, piangendo: “L’Amore non è amato”.
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